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Le
antiche repubbliche non torneranno Una grande riforma, non una
piccola La
Repubblica italiana è ancora una forma di democrazia rappresentativa dove il
potere legislativo è proprio del Parlamento secondo dettato costituzionale.
Almeno questo principio non è interpretabile, per cui se un’associazione di
cittadini vuole opporsi ad una legge, può farlo raccogliendo le firme e poi
superando un quorum previsto per la consultazione che propone al resto della
nazione. Il resto della nazione, da parte sua, non è obbligato a dare prova
di democrazia ogni volta che una qualche corpo mette in discussione una legge
dello Stato. Il popolo italiano è chiamato alle urne regolarmente alla fine
di ogni legislatura per esprimersi complessivamente sull’operato del governo.
L’Italia non è una democrazia referendaria, e fa specie doverlo spiegare ad
un presidente della Corte costituzionale. Per cui i cittadini possono
benissimo andare al mare, o stare a casa a guardare la televisione quando
altri vogliono celebrare un referendum. Negli ultimi vent’anni, la Corte
Costituzionale nemmeno si è accorta delle modifiche surrettizie avvenute alla
Costituzione, tali da mettere in crisi gli stessi equilibri fra i poteri del
Paese, ed ora c'è un presidente che se ne esce con un richiamo adeguato alle
Repubblica Svizzera, non alla nostra. Perché allora non richiamare le forze
politiche nazionali ad un’applicazione del dettato costituzionale che non
prevede l’elezione diretta del Capo del governo. E’ dal 2001 che si stampa
impropriamente sulla scheda elettorale il nome del capo della Coalizione
candidato alla guida del governo. Nel 2013 si è persino chiesto che il
governo uscisse immediatamente dallo scrutinio: ipotesi degna di un golpe,
visto che le maggioranze si fanno in Parlamento ed i governi vengono indicati
non dal popolo sovrano, ma dal Capo dello Stato al parlamento. La Corte
costituzionale non si è accorta che con il sistema maggioritario si è
indebolito il ruolo del presidente della Repubblica giorno dopo giorno, al
punto che persino un Salvini si sente in diritto di dargli addosso, dopo che
un Ingroia voleva portarlo a giudizio. Anche in questi casi alla Consulta,
dormivano. Eppure non serve a nessuno un altro Alto notabile seduto al
Quirinale per essere omaggiato. Ed è forse normale per una Repubblica che un
presidente dell’Associazione magistrati polemizzi un giorno si e l’altro pure
con il presidente del Consiglio? Ognuno in questo paese oramai fa e dice
quello che gli pare. Solo che questo non è l’ordinamento democratico previsto
dal dettato costituzionale, ma l’anarchia. Badate che le antiche Repubbliche
non torneranno. Sono passate quelle di Sparta ed Atene, ed anche quella
antifascista del 1948. Per riuscire a superarla una volta per tutte, non
basta una piccola riforma che modifichi alcuni aspetti di una Carta ignota
persino a coloro che dovrebbero tutelarla. Servirà invece una Grande Riforma
capace di ridisegnare daccapo il vertice stesso dello Stato. Una Riforma che
è chiamata presidenzialismo. Roma, 12
aprile 2016 |
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